Caspar David Friedrich, "Viandante sul mare di nebbia", 1818 |
"Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare."
(G.Leopardi, 'L'Infinito', 1819)
Quando Leopardi si abbandonava all'infinito, cercando un "dolce naufragio" che lo sollevasse dai drammi dell'esistenza, il capolavoro del Friedrich vedeva la luce ormai da un anno.
Il poeta di Recanati non aveva raggiunto il punto d'approdo del suo pensiero. Non ancora. Per lungo tempo, raggiungendo vette altissime con la sua poesia, si sarebbe dedicato ad una faticosa ricerca della trascendenza, del divino. Arrivando più di una volta a sfiorare la mano protesa della Fiducia, ma ritraendosi sempre all'ultimo istante: dopo aver navigato per anni nel mare del pessimismo cosmico, avrebbe gettato l'ancora nel porto del nichilismo.
La figura del Viandante ci racconta una storia totalmente diversa. Friedrich è un artista romantico, ma la sua opera è permeata da una forte religiosità, trasmessagli dalla famiglia. I suoi quadri sono delle visioni, in cui la natura non è rappresentata in maniera realistica, bensì indagata nella sua azione sull'individuo; contrapposta nella sua infinità, alla finitezza dell'essere umano. Ma proprio quando il terrore, l'impotenza, l'esperienza del Sublime sta per travolgere l'uomo, si accende una speranza: attraverso la Natura, sia pure non comprensibile nella sua totalità, possiamo scorgere il sentiero che conduce a Dio.
Nel 1818 l'artista era nel pieno delle sue forze, ancora non si intravedevano i segni della malattia che lo avrebbe gradualmente portato alla morte, nel 1840.
Anche al di fuori dell'opera di Friedrich, la figura del Viandante ci affascina smisuratamente: colui che parte per un lungo viaggio contando solo sulle proprio forze. Cerca la conoscenza, la verità o forse anche se stesso: ad ogni modo, siamo portati ad immaginare questo viaggio come ricco di avventure. Ci affascina perchè noi stessi, come lui, siamo in cammino e alla ricerca di qualcosa nella nostra vita.
Il "Viandante sul mare di nebbia" è rappresentato di spalle. Una tecnica innovativa, che simboleggia l'inconscio: l'artista vuol farci capire che si è abbandonato ai propri sentimenti, accantonando la ragione. Solo facendosi guidare dall'irrazionale l'uomo può avvicinarsi alla Natura, quindi a Dio: per potersi specchiare nell'Infinito, deve riconoscere che certi concetti vadano al di là della portata dell'intelletto, accettarne la manifestazione senza voler indagare oltre. Alcune verità sono celate: da un mare di nebbia...
Quest'uomo si erge, solitario, sulla cima di un dirupo. Ammira uno scenario maestoso ed incomprensibile, rispetto al quale però rimane estraneo. C'è solo il vento a scuotergli i capelli: in un solo momento, è tanto lontano dalla Natura quanto dal resto dell'umanità.
Per questo il Viandante è un eroe. E' l'eroe romantico, la sua tragedia si consuma in questa profonda solitudine. Ed allo stesso tempo egli è l'immagine dell'artista, lontano dalla società e consapevole della sua diversità. Ne è fiero. Il suo genio lo ha condotto davanti all'avventura del sovrannaturale: non si tira indietro, non china il capo ma la affronta a viso aperto, pur consapevole dei propri limiti.
A questo punto ogni uomo o eroe avrebbe ceduto: non si può resistere al Sublime, questa esperienza non può non lasciare tracce. Così non è in questo caso, perchè il Viandante ha un'enorme forza dentro di sè a sostenerlo, ha delle certezze che molti uomini non hanno:
egli ha fede in Dio. Difatti, la nebbia non ha celato ogni cosa ai suoi occhi: degli speroni rocciosi si sollevano dalle ombre. Questi non rappresentano altro che le verità della religione cristiana, luci che non tramontano mai nella vita del credente: ed è per questo che, a differenza del Leopardi, Friedrich non conosce il naufragio.
A testa alta quindi, lo sguardo del Viandante riesce a superare le incertezze del mondo mortale, rappresentate nel primo piano dal frastagliato mare di nebbia, per giungere fino al lontano orizzonte: il paesaggio placido e sterminato dello sfondo, nell'immaginario dell'artista, rappresenta la riunione con Dio, al termine di una vita piena di insidie e di difficoltà che mettono alla prova la fede del credente.
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