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martedì 2 aprile 2013

Un luogo fuori dallo spazio e dal tempo. L'ipnotica visione de "L'Isola dei morti"

Arnold Böcklin, "L'Isola dei morti" (prima versione)
"[...] ho terminato L'isola tombale. Lei vi si immergerà sognando, in questo oscuro mondo di ombre, fino a credere di aver sentito il soffio lieve che increspa la superficie del mare, fino a voler distruggere il solenne silenzio con una parola detta ad alta voce".


Così scriveva lo svizzero Arnold Böcklin, il 29 giugno 1880, a Marie Berna di Büdesheim, committente della seconda versione dell'opera. A quel tempo, infatti, Böcklin stava già lavorando ad una prima versione per il suo mecenate. Il contatto con Marie Berna fu tuttavia fondamentale per la redazione definitiva dell'opera.Nel 1864, la committente aveva sposato Georg Berna, proprietario del castello di Büdesheim, ma il matrimonio era durato solo un anno perché, nel 1865, il marito era morto di difterite. La donna, allora diciannovenne, rimase fortemente segnata dall'evento, tanto da fidanzarsi nuovamente solo 15 anni dopo. Secondo Hans Holenweg, massimo conoscitore dell'artista, fu proprio la notizia di questi tragici trascorsi a spingere il pittore ad inserire nel dipinto la figura in piedi, sulla barca, avvolta da un velo bianco. Elemento divenuto centrale nella composizione: rappresenterebbe la donna vedova, ritratta nel momento dell'ultimo saluto al defunto consorte.

L'Isola dei morti diventava così "un'opera consolatoria e di addio", il cui scopo era confortare la vedova, attraverso una rappresentazione allegorica che la aiutasse ad accettare la perdita del suo primo marito, a superarla, per prendere di nuovo in mano la propria vita.


L'opera, la più famosa del Böcklin, è espressione della personalità dell'artista, frutto delle sue esperienze, figlia del periodo storico in cui vede la luce, dominato dal Romanticismo. 
- Sturm und Drang, "Tempesta ed Impeto", questo l'obiettivo dichiarato del movimento che rifiutò i canoni e le armonie neoclassiche, reagì e superò il razionalismo illuminista: colpire, scuotere, suscitare violente emozioni, arrivando a toccare le corde più profonde dell'anima con una parola, un verso, una rima, un tocco di pennello. Scopo dell'artista è Il Sublime, quel sentimento di spaesatezza, impotenza, che nasce nell'animo di fronte alla rappresentazione dell'Infinito. 

Scopo raggiunto dal Böcklin ne "L'Isola dei morti", attraverso ossessivi riferimenti alla morte, spunti paesaggistici, simbolismi, richiami alla mitologia classica. Infinito qui è il silenzio, Sublime il senso di solitudine: nella luce fioca del crepuscolo, in un luogo fuori dallo spazio e dal tempo, un 'romantico' Caronte traghetta una figura misteriosa avvolta da un velo bianco (la vedova Marie Berna? O forse un'anima?), insieme con quella che potrebbe essere una bara. Sullo sfondo si erge un'isola misteriosa, ripide scogliere avvolgono un cimitero scavato nella roccia ed una foresta di cipressi. I remi sfiorano la superficie dell'acqua senza smuoverla. Il mare (o il fiume...L'Acheronte?) è immoto. 
Segreti ancestrali, avvolti da una luce misteriosa, sono custoditi su quell'isola, ma sono destinati a rimanere tali: niente romperà questo silenzio abissale...





Nella foto Adolf Hitler è nel suo studio, insieme a Molotov e Ribbentrop, sullo sfondo "L'isola dei morti"

L'opera, di cui furono redatte cinque versioni, fece la fortuna dell'artista svizzero. Numerosi gli ammiratori: da Salvador Dalì a Sigmund Freud, da Lenin a D'Annunzio, fino ad Adolf Hitler. Quest'ultimo ne acquistò un originale per una cifra esorbitante. La portò sempre con sè...perfino nel bunker in cui si suicidò.







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