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domenica 20 luglio 2014

Gerusalemme, sacra dimora

    




                                                    Contributo di:  Federico Caruso





« Quale gioia, quando mi dissero:
       “Andremo alla casa del Signore”.
         E ora i nostri piedi si fermano
        alle tue porte Gerusalemme! » (Salmo 121 (122))


«Sono in te tutte le mie sorgenti». (Salmo 87)


Su di un testo rabbinico si può leggere: “Dio sta creando il mondo, gli angeli gli si avvicinano. Su un vassoio il primo angelo regge dieci porzioni di bellezza, ossia la bellezza dell’universo. Dio prende nove porzioni di bellezza e li assegna a Gerusalemme, mentre una sola porzione di bellezza viene destinata al resto del mondo. Il secondo angelo porta un vassoio con dieci porzioni di sapienza e di conoscenza. Dio prende nove porzioni di sapienza e le assegna a Gerusalemme, che è per eccellenza la terra della voce dei profeti, mentre una sola al resto del mondo. E così via. Finché arriva l’ultimo angelo che è cupo, vestito di scuro, anch’egli con un vassoio. Su di esso, però, ci sono dieci porzioni di dolore, di sofferenza, di pianto, di lacrime. Dio prende nove porzioni di dolore e le assegna  a Gerusalemme e una sola al resto del mondo”.
Gerusalemme, la città santa per le tre più grandi religioni monoteiste del mondo, sacra dimora del culto millenario monoteista e della verità rivelata da Dio.                                              
Gerusalemme terra di conquista, dove il sangue fluisce e si posa in quantità sulle sue pietre da secoli. Dove la carne umana viene sacrificata sull’altare del simbolico possesso. Terra di conquista da quando al pio volere di liberare la terra santa dagli “infedeli” si sostituì il peccato, il vizio capitale, l’antico morbo dell’arricchimento, al grido di: “Dio lo vuole!”                                                                                                                                                                       Gerusalemme, dove  si compie il respiro pieno dell’umanità e dove gli occhi si rivolgono al cielo più che in qualunque altro luogo.





Le tre pietre




Ebrei


Un aforisma rabbinico recita: “Il mondo, è come l’occhio: il mare è il bianco dell’occhio, la terra è l’iride, Gerusalemme è la pupilla, mentre l’immagine in essa riflessa è il Tempio”.

Gli  Ebrei la chiamano kótel, ossia la parete per eccellenza, quella che tradizionalmente è definita“Muro del pianto”. Tuttavia,  tale pietra è, in verità, il punto terminale di un itinerario di pietre che sono lì sottese. Gli archeologi hanno tentato di ricostruirle in base a criteri genealogici, riscontrando che quei massi squadrati sono in stile erodiano, perché facevano parte del tempio che Erode aveva costruito. E’ lo stesso tempio che Gesù frequenterà. Quelle pietre sono riconoscibili poiché, di solito, i massi erodiani presentano una sorta di battitura o fascia che frontalmente accompagna il rettangolo del masso. Lì, dunque, si può dire che abbia sede il tempio di Sion, il cuore dell’ebraismo: un cuore sempre amato, continuamente esaltato, perennemente celebrato e considerato come la stella polare, non solo della spiritualità, ma anche della stessa esistenza giudaica. Da qui inizia un canto che varca i secoli, partendo proprio dai Salmi biblici che parlano di quella pietra particolare che è il Tempio.
Al Salmo 102, versetto 15, si legge “Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre”. Il testo ebraico dice Ki ratsû ‘abdeka ’et-’abaneha. L’elemento fondamentale risiede in quel ratsû, cioè “sono care” ai tuoi servi le pietre di Sion, le sue pietre. Ratsû  in ebraico deriva dal verbo ratsah, che indica un piacere quasi fisico, una comunione passionale. Pertanto quella pietra che è fredda, va baciata come se fosse la tua sposa. Si tratta di un verbo che indica piacere quasi erotico, un verbo che contiene un nesso istintivo, primordiale.
Gerusalemme è stata anche capitale del Regno di Giuda e Israele dal 1030 a.C. circa. L'ultimo dei suoi sovrani fu il re Salomone, attorno al 933 a.C. Il regno alla morte di Salomone si scisse. Accadde che le tribù del nord contestarono l'autorità di Roboamo, successore di Salomone, e si organizzarono nel Regno d'Israele, retto da Geroboamo, mentre quelle del sud costituirono il Regno di Giuda. Gerusalemme dal 933 a.C. è il centro del Regno di Giuda e lo rimane fino al 597 a.C.



Cristiani

Cristo alla Samaritana: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né in Gerusalemme adorerete il Padre… Ma viene l’ora in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità» (Giovanni, 4, 21 - 23)
In occasione della sua ultima Pasqua Gesù si recò nella città santa di Gerusalemme, ove fu accolto come Messia dalla folla festante che lo acclamò gridando Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore e agitando rami d'ulivo e di palma. E’ il 33 d.C. ed il Cristo è un ebreo dotto che vive nella Palestina romana. 
Pochi giorni dopo qui, tra le  mura di Gerusalemme, i dodici insieme al Cristo si riunirono a cena per celebrare la Pasqua ebraica, una festività che ricorda l’esodo del popolo israelita dalle terre d’Egitto. 
Durante quest’ultima cena nasce il rito dell’Eucarestia.                                                                        
Improvvisamente il Cristo prese del pane e, dopo aver pronunziato la preghiera di benedizione, lo spezzò e dandolo ai discepoli disse: "Prendete e mangiate. Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me". Poco dopo prese un calice colmo di vino e dopo averlo benedetto allo stesso modo disse: "Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati”; era giovedì sera. Fu in questo luogo, in seguito a questo convivio, che si compì in pochi giorni il destino di quello che per i Cristiani è  il figlio di Dio: dalla cattura avvenuta all’orto del Getsemani, luogo in cui Cristo si ritirò in preghiera subito dopo l’ultima cena (un piccolo uliveto poco fuori la città vecchia situato sul Monte degli Ulivi), passando per il processo avvenuto prima davanti al Sinedrio (durante quella stessa notte, forse nel tempio),  poi  innanzi a Pilato la mattina seguente nel cortile della Fortezza Antonia, fino al calvario per le vie della città che dalla dimora di Pilato lo condusse al Golgota, la collina dove sorge oggi la Basilica del Santo Sepolcro.  
Qui la passione di Cristo si concluse: e qui, dove finì la sua vita carnale, avvenne  la sua resurrezione.                                
    Il luogo è il sepolcro nel quale fu deposto, situato allora poco fuori le mura di Gerusalemme vicino al Golgota-Calvario, il piccolo promontorio roccioso dove Gesù fu crocifisso
La tradizione cristiana ha conservato la memoria geografica del luogo, nel quale sorge attualmente la Basilica del Sepolcro.                                                                                                                                                                                        
  I vangeli non indicano esplicitamente la data della risurrezione: narrano che la scoperta avvenne all'alba del giorno dopo il sabato, cioè tre giorni dopo la sua morte e deposizione nel sepolcro.                                                                
    I "tre giorni" sono poco più che una giornata e mezza, dal tramonto del venerdì all'alba della domenica.                   Per il Cristianesimo l'evento è  principio e fondamento della fede, ricordato annualmente nella Pasqua e settimanalmente nella domenica.



Mussulmani


La Qubbet as-Sakhra’, cioè la “Cupola della Roccia”, comunemente detta Moschea di Omar è il luogo sacro per i Mussulmani a Gerusalemme. La definizione di “moschea” in realtà è erronea, e non fu neppure Omar a definirla tale: il motivo sta nel fatto che essa è edificata a guisa di martyrium, una struttura finalizzata alla conservazione e alla venerazione di sante reliquie e non come un luogo di preghiera. Fu costruita fra il 687 e il 691, nell'era degli Omayyadi, dal 9º CaliffoʿAbd al-Malik ibn Marwān. È  chiamata Moschea di Omar dal momento che, all'epoca del 2º califfo, ʿUmar ibn al-Khaṭṭāb, fu costruito un oratorio in legno (successivamente andato a fuoco) nel punto  in cui egli stesso aveva pregato al momento della sua visita alla Città Santa dopo la conquista da parte dei mussulmani nel 637. Secondo alcuni sarebbe l'edificio islamico più antico del mondo ancora oggi esistente, la sua cupola d'oro si staglia su tutte le altre costruzioni di Gerusalemme.                                                            
La roccia al centro del santuario è riconosciuta dai musulmani come il luogo in cui Maometto ascese al cielo nel suo miracoloso viaggio notturno, narrato dal Corano: l' isrāʾ (il viaggio che lo condusse da La Mecca a Gerusalemme in sella al mistico destriero Buraq)  e il successivo miʿrāj, (la vera e propria ascesa al cielo da vivo che lo portò a vedere Dio con gli occhi di un umano).  Su questa stessa  roccia Abramo (Ibrāhīm) sarebbe stato sul punto di sacrificare suo figlio Ismaele/ Isacco, prima che la sua mano fosse fermata da Dio.



Gerusalemme è il luogo in cui più di ogni altro al Mondo la religione si tramutò in terre o beni materiali            e Dio in re o sultano.                                                                                                                                                                                      
Una corsa al diritto di possedere un simbolo, al sentirsi orgogliosi di possederlo , all’esser certi di aver fatto la volontà di Dio.
Chi ha diritto? Chi  più degli altri?
Tutti hanno diritto! Nessuno ha diritto!


Shalom plein

Salaam alaikum
Pacem nobiscum