Contributo di: Federico Caruso
« Quale gioia, quando mi dissero:
“Andremo alla casa del Signore”.
E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte Gerusalemme! » (Salmo 121 (122))
«Sono
in te tutte le mie sorgenti». (Salmo 87)
Su di un testo rabbinico si può leggere: “Dio sta creando il
mondo, gli angeli gli si avvicinano. Su un vassoio il primo angelo regge dieci
porzioni di bellezza, ossia la bellezza dell’universo. Dio prende nove porzioni
di bellezza e li assegna a Gerusalemme, mentre una sola porzione di bellezza viene
destinata al resto del mondo. Il secondo angelo porta un vassoio con dieci
porzioni di sapienza e di conoscenza. Dio prende nove porzioni di sapienza e le
assegna a Gerusalemme, che è per eccellenza la terra della voce dei profeti,
mentre una sola al resto del mondo. E così via. Finché arriva l’ultimo angelo
che è cupo, vestito di scuro, anch’egli con un vassoio. Su di esso, però, ci sono dieci porzioni di dolore, di sofferenza, di
pianto, di lacrime. Dio prende nove porzioni di dolore e le assegna a Gerusalemme e una sola al resto del mondo”.
Gerusalemme, la città santa
per le tre più grandi religioni monoteiste del mondo, sacra dimora del culto
millenario monoteista e della verità rivelata da Dio.
Gerusalemme terra di
conquista, dove il sangue fluisce e si posa in quantità sulle sue pietre da
secoli. Dove la carne umana viene sacrificata sull’altare del simbolico
possesso. Terra di conquista da quando al pio volere di liberare la terra santa
dagli “infedeli” si sostituì il peccato, il vizio capitale, l’antico morbo
dell’arricchimento, al grido di: “Dio lo vuole!” Gerusalemme, dove si compie
il respiro pieno dell’umanità e dove gli occhi si rivolgono al cielo più che in
qualunque altro luogo.
Cristiani
Mussulmani
Le tre pietre
Ebrei
Un aforisma rabbinico recita: “Il mondo, è
come l’occhio: il mare è il bianco dell’occhio, la terra è l’iride, Gerusalemme
è la pupilla, mentre l’immagine in essa riflessa è il Tempio”.
Gli
Ebrei la chiamano kótel, ossia la parete per eccellenza, quella
che tradizionalmente è definita“Muro del pianto”. Tuttavia, tale pietra è, in verità, il punto terminale
di un itinerario di pietre che sono lì sottese. Gli archeologi hanno tentato di
ricostruirle in base a criteri genealogici, riscontrando che quei massi
squadrati sono in stile erodiano, perché facevano parte del tempio che Erode
aveva costruito. E’ lo stesso tempio che Gesù frequenterà. Quelle pietre sono
riconoscibili poiché, di solito, i massi erodiani presentano una sorta di
battitura o fascia che frontalmente accompagna il rettangolo del masso. Lì,
dunque, si può dire che abbia sede il tempio di Sion, il cuore dell’ebraismo:
un cuore sempre amato, continuamente esaltato, perennemente celebrato e
considerato come la stella polare, non solo della spiritualità, ma anche della
stessa esistenza giudaica. Da qui inizia un canto che varca i secoli, partendo
proprio dai Salmi biblici che parlano di quella pietra particolare che è il
Tempio.
Al Salmo 102, versetto 15, si legge “Poiché ai tuoi servi sono
care le sue pietre”. Il testo ebraico dice Ki ratsû ‘abdeka ’et-’abaneha.
L’elemento fondamentale risiede in quel ratsû,
cioè “sono care” ai tuoi servi le pietre di Sion, le sue pietre. Ratsû in ebraico
deriva dal verbo ratsah,
che indica un piacere quasi fisico, una
comunione passionale. Pertanto quella pietra che è fredda, va baciata come se
fosse la tua sposa. Si tratta di un verbo che indica piacere quasi erotico, un
verbo che contiene un nesso istintivo, primordiale.
Gerusalemme è stata anche capitale del Regno
di Giuda e Israele dal 1030 a.C. circa. L'ultimo dei suoi sovrani fu il re Salomone,
attorno al 933 a.C. Il
regno alla morte di Salomone si scisse. Accadde che le tribù del nord
contestarono l'autorità di Roboamo,
successore di Salomone, e si organizzarono nel Regno d'Israele,
retto da Geroboamo,
mentre quelle del sud costituirono il Regno di Giuda.
Gerusalemme dal 933 a.C. è il centro del Regno di Giuda e lo rimane fino al 597
a.C.
Cristiani
Cristo
alla Samaritana: «Credimi,
donna, viene l’ora in cui né su questo monte né in Gerusalemme adorerete il
Padre… Ma viene l’ora in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e
verità» (Giovanni, 4, 21 - 23)
In
occasione della sua ultima Pasqua Gesù si recò nella città santa di Gerusalemme, ove
fu accolto come Messia dalla
folla festante che lo acclamò gridando Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore e
agitando rami d'ulivo e di palma. E’ il 33 d.C. ed il Cristo è un ebreo dotto che
vive nella Palestina romana.
Pochi
giorni dopo qui, tra le mura di
Gerusalemme, i dodici insieme al Cristo si
riunirono a cena per celebrare la Pasqua ebraica, una festività che ricorda
l’esodo del popolo israelita dalle terre d’Egitto.
Durante
quest’ultima cena nasce il rito dell’Eucarestia.
Improvvisamente
il Cristo prese del pane e, dopo aver pronunziato la preghiera di benedizione,
lo spezzò e dandolo ai discepoli disse: "Prendete e mangiate. Questo è
il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me". Poco
dopo prese un calice colmo di vino e dopo averlo benedetto allo stesso modo
disse: "Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza,
versato per molti, in remissione dei peccati”; era giovedì sera. Fu in questo luogo, in seguito a questo convivio, che si compì in pochi
giorni il destino di quello che per i Cristiani è il figlio di Dio: dalla cattura avvenuta all’orto
del Getsemani, luogo in cui Cristo si ritirò in preghiera subito dopo l’ultima
cena (un piccolo uliveto poco fuori la città vecchia situato sul Monte degli
Ulivi), passando per il processo avvenuto prima davanti al Sinedrio (durante
quella stessa notte, forse nel tempio), poi
innanzi a Pilato la mattina seguente nel
cortile della Fortezza Antonia, fino al calvario per le vie della città che dalla
dimora di Pilato lo condusse al Golgota, la collina dove sorge oggi la Basilica
del Santo Sepolcro.
Qui la passione di
Cristo si concluse: e qui, dove finì la sua vita carnale, avvenne la sua resurrezione.
Il luogo è il sepolcro
nel quale fu deposto, situato allora poco
fuori le mura di Gerusalemme vicino al Golgota-Calvario, il piccolo promontorio roccioso dove Gesù
fu crocifisso.
La tradizione cristiana ha conservato la memoria geografica del luogo, nel quale sorge attualmente la Basilica del Sepolcro.
La tradizione cristiana ha conservato la memoria geografica del luogo, nel quale sorge attualmente la Basilica del Sepolcro.
I
vangeli non indicano esplicitamente la data della risurrezione: narrano che la
scoperta avvenne all'alba del giorno dopo il sabato, cioè tre giorni dopo la
sua morte e deposizione nel sepolcro.
I "tre giorni" sono poco più che
una giornata e mezza, dal tramonto del venerdì all'alba della domenica. Per il Cristianesimo l'evento
è principio e fondamento della fede, ricordato annualmente nella Pasqua e settimanalmente nella domenica.
Mussulmani
La Qubbet as-Sakhra’, cioè la “Cupola
della Roccia”, comunemente detta Moschea di Omar è il luogo sacro per i
Mussulmani a Gerusalemme. La
definizione di “moschea” in realtà è erronea, e non fu neppure Omar a definirla
tale: il motivo sta nel fatto che essa è edificata a guisa di martyrium, una struttura finalizzata alla
conservazione e alla venerazione di sante reliquie e non come un luogo di preghiera. Fu
costruita fra il 687 e il 691, nell'era
degli Omayyadi, dal 9º Califfo, ʿAbd al-Malik ibn Marwān. È
chiamata Moschea di Omar dal momento che, all'epoca del 2º califfo, ʿUmar ibn
al-Khaṭṭāb, fu costruito un oratorio in legno (successivamente andato a fuoco) nel
punto in cui egli stesso aveva pregato
al momento della sua visita alla Città Santa dopo la conquista da parte dei
mussulmani nel 637. Secondo
alcuni sarebbe l'edificio islamico più
antico del mondo ancora oggi esistente, la sua cupola d'oro si staglia su
tutte le altre costruzioni di Gerusalemme.
La
roccia al centro del santuario è riconosciuta dai musulmani come il luogo in
cui Maometto ascese al cielo nel suo miracoloso viaggio
notturno, narrato dal Corano: l' isrāʾ (il viaggio che lo condusse da La Mecca a Gerusalemme in
sella al mistico destriero Buraq) e il
successivo miʿrāj, (la vera e propria ascesa al cielo da vivo che lo portò
a vedere Dio con gli occhi di un umano).
Su questa stessa roccia Abramo (Ibrāhīm) sarebbe stato sul punto di sacrificare suo figlio
Ismaele/ Isacco, prima che la sua mano fosse fermata da Dio.
Gerusalemme è il
luogo in cui più di ogni altro al Mondo la religione si tramutò in terre o beni
materiali e Dio in re o sultano.
Una corsa al diritto di possedere un simbolo, al sentirsi orgogliosi di
possederlo , all’esser certi di aver fatto la volontà di Dio.
Chi ha diritto? Chi
più degli altri?
Tutti hanno diritto! Nessuno ha diritto!
Shalom
plein
Salaam
alaikum
Pacem
nobiscum